Il Museo

Che cos’è il Museo Guatelli?

Museo della Civiltà Contadina, installazione d’arte, catalogo dell’ovvio e del sorprendente… È difficile definire il Museo Guatelli. Molti ci hanno provato, ed hanno anche trovato definizioni molto belle: il museo del tempo, il museo dell’ovvio, il bosco delle cose, il museo dall’estremo ieri all’estremo domani. Il Museo Guatelli è tutto questo e tanto altro: sessantamila oggetti esposti nei locali di un tipico podere della riva destra del fiume Po: lo stalletto, il granaio, il fienile, i magazzini ma anche le camere da letto, la cucina e la sala da pranzo. Ogni parete è ingombra di oggetti semplici e ovvi, ma che l’uso ha trasformato in cose, con un valore affettivo, un’intelligenza ed una storia che ancora raccontano a chi li sa osservare con attenzione. Martelli, chiodi, pinze, zappe, badili ma anche giocattoli costruiti con niente, con quel niente che si trovava sempre ovunque: fil di ferro, castagne secche, rametti, ossa bollite. Nulla deve essere buttato, tutto ha una seconda vita, o anche più di una.
Ma ancora non è abbastanza, perché gli oggetti non sono mai ammassati alla rinfusa, ma disposti in modo sapiente in disegni, installazioni che colgono lo spettatore e lo prendono in trappola come una ragnatela, lo costringono a parlare, a raccontarsi, a svelare al maestro Ettore tutti i segreti di quello strano martello che vedete proprio al centro di una composizione, assieme a centinaia di altri tutti diversi. Voi ne avevate uno proprio uguale, lo avete usato per tutta la vita, per voi è così ovvio e scontato! Ma vederlo lì in mezzo vi costringe a parlare, a raccontarlo lo stesso, ed è così che vi scoprite i depositari di un sapere che si sta perdendo, e che Ettore ha raccolto da voi e per voi, e tramanda alle generazioni future.
È difficile descrivere questo museo anche e soprattutto perché l'opera di Ettore è irriducibile ad una singola definizione: ci sono svariati piani descrittivi ed interpretativi, alcuni non ancora del tutto definiti. Allo spettatore il compito di raccogliere tutti gli stimoli ed i punti di vista e lasciare il proprio personale contributo.

Le visite

Il Museo Guatelli è molto facile da raggiungere. Si trova ad Ozzano Taro, sulla Via Nazionale al numero 130. Per informazioni sugli orari di visita e per le indicazioni precise per raggiungerlo in auto, in treno oppure in autobus, potete visitare il sito della Fondazione Museo Guatelli.
Le visite sono esclusivamente guidate, e ad accompagnarvi saremo noi guide dell’Associazione Amici di Ettore Guatelli e del Museo. Il percorso di visita comprende le sei sale espositive del Museo vero e proprio (lo stalletto, il granaio ed i locali di servizio), più le cinque sale della casa di Ettore. Nel pianificare la vostra giornata, ricordatevi che la durata della visita varia da un’ora e mezza a due ore, pertanto vi consigliamo di presentarvi con un certo anticipo sull’orario di chiusura indicato. Se avete poco tempo a disposizione, abbiate cura di informare la guida all’inizio della visita: cercheremo di stringere i tempi per farvi comunque vedere tutte le stanze nel modo migliore possibile!
È importante sapere che, a causa degli spazi ridotti di alcuni locali, le visite guidate prevedono al massimo 20 persone per ciascun gruppo: se state pianificando una gita con un gruppo numeroso, vi consigliamo di prenotare la visita per darci la possibilità di accogliervi nel miglior modo possibile.
Ricordatevi anche che il museo è situato in una casa di campagna completamente priva di riscaldamento e di climatizzazione. Se fuori il clima è freddo o tiepido, non dimenticatevi di coprirvi bene prima di iniziare l’avventura; durante i mesi caldi, ricordatevi di portarvi da casa una bottiglietta d’acqua! Il Museo è provvisto di un servizio di ristorazione attivo solo su prenotazione e che non effettua servizio bar; è presente un distributore che eroga esclusivamente caffè e bevande calde.

Ettore ci parla del museo

Le definizioni date al museo nel tempo sono molte, diverse, a volte sorprendenti, spesso poetiche. Vengono da studiosi, accademici,  artisti, letterati, scienziati, critici, registi, fotografi. Sono tante, quanti i punti di vista e le diverse “letture” cui il museo si presta. È questo, in fondo, un altro degli elementi del suo fascino e testimonia il valore e la profondità dell’opera. Abbiamo qui preferito che fosse Ettore stesso, con parole tratte dai suoi scritti, a presentare il suo museo. I testi in corsivo sono di E. Guatelli, tratti dal libro “Il Museo del tempo” di E. Guatelli e Paolo Candelari (Parma SEGEA, 1988).

Nascita di un museo

Nell’angolo estremo dell’aia, è rimasto un noce che nessuno sforzo è riuscito a rendere bello, ma continua a dare frutti saporitissimi. Lo avevamo trovato come piantina, in mezzo a dei vecchi tronchi, nato da un frutto, forse caduto da una gazza, e lo abbiamo trapiantato lì, dove è cresciuto. [...] La nascita del mio museo è analoga a quella della piantina di noce; dopo un inizio casuale ha cominciato a pretendere di avere un senso.  

Museo testimonianza

Credo di essere stato spinto a raccogliere oggetti da una mentalità contadina , secondo cui “fa caso tutto, perché tutto può venire buono”. [...]
Principalmente  l’ho fatto per amore di quelle cose che  testimoniano di radici e di una civiltà che sono state sempre troppo trascurate dalla cultura ufficiale; per dimostrare che, per quanto i mezzi fossero limitati, l’ingegno umano poteva comunque essere esercitato. In una frase sola: per fare un monumento alla mia gente, per consentirle di ritrovarsi e di sentirsi degna di essere testimoniata concretamente. Sono andato dietro ad un istinto, come del resto faccio anche adesso.

Museo di un mondo (e, in fondo, è un mondo anche il museo)

Il museo vorrebbe proporsi in modo piacevole, vivace, quasi allegro, senza falsare la percezione di un “mondo” nei suoi molteplici aspetti concreti, attraverso le cose del nostro passato che son lì a guardare. La raccolta o collezione Guatelli, o Museo della Civiltà Contadina, come qualche volta è stato definito, è qualcosa di molto composito, ma fondamentalmente omogeneo, comprendente il complesso delle cose esposte, o ammassate o contenute in recipienti di varia natura e dimensione: casse, bugni, botti, tini, misure, capironi, bigonci, fusti, gabbie di torchi, mobili, vasi, borse, valigie, bauli. Ecc…Vi sono poi oggetti molto grandi, di legno, di ferro e di legno, che sono sparsi attorno alla casa, nel fienile, in cantina, sotto al portico, o attaccati alle travi e ai soffitti. [...]
Il museo si caratterizza principalmente per la quantità,  la serialità, le varianti, la ricchezza tematica e qualitativa, il numero delle attività testimoniate,

Museo del Quotidiano

Direi che la mia raccolta può definirsi principalmente il Museo del Quotidiano; mi ero proposto di testimoniare tutto quello che è stato fatto e si fa per vivere e sopravvivere, per divertirsi e per curarsi, per difendersi e per proteggersi, per coltivare memorie, per propiziarsi Dio e deità.

Museo del riuso e del rattoppo

Molti oggetti in museo sono appartenuti alla mia famiglia e li ho usati io stesso. Posso allora parlare dal didentro delle condizioni di allora. Si era tanto costretti a non spendere [...] che, anche in tempo di motorizzazione, prima di sostituire un pezzo di macchina, lo si riparava mille volte, perdendo ugualmente tempo e denaro. Ma c’era l’illusione di non aver speso. [...]
Mia padre ispessiva tanto le maglie con pezze, che queste si tenevano insieme reciprocamente.
E mia zia era così esperta in rattoppi da non esserci buco che la vincesse. [...]
In museo ci sono scarpe con tre rappezzi, uno sopra l’altro. Ce n’è un’altra ulteriormente riparata con fil di ferro. C’è una coperta matrimoniale ricavata da un pastrano da alpino, meticolosamente rifatto e ricucito: è dono di Enrico Demonti, classe 1922; lui stesso l’aveva fatta per il letto dei figli.
Sono oggetti che testimoniano di condizioni generali, diffuse e al medesimo tempo naturali, anche se qualche volta portate all’estremo.